Venere dormiente con Cupido
Marcantonio Franceschini (Bologna 1648 - 1729) Bottega di
Marcantonio Franceschini (Bologna 1648 - 1729)
Bottega di
Venere dormiente con Cupido
Olio su tela
53 x 68 cm.
In cornice 71 x 91 cm.
Venere, la dea romana dell'amore, è ritratta distesa, completamente nuda, mentre dorme languidamente tenendo entrambe le braccia dietro la testa; in piedi accanto a lei, suo figlio Cupido, il dio del desiderio, che sta indicando qualcosa fuori campo.
La seducente immagine ci viene proposta in una ambientazione collinare, in perfetta armonia con la natura, e in un'atmosfera misuratamente sensuale e sognante: la sua nudità e la posa simboleggiano la bellezza ideale; riposa su drappeggi di colore bianco e rosso, colori simbolici che ci indicano rispettivamente la convivenza tra amore puro platonico (lenzuolo candido che le copre il pube) ed amore passionale (cuscino rosso).
Si tratta di un’opera di elevato fascino, sia per il soggetto immortalato che per l’esecuzione pittorica, mostrandoci i caratteri peculiari della scuola bolognese, evidenziando una qualità di stesura e disegno che ci suggeriscono una data d'esecuzione settecentesca.
Nell’opera si coglie la sensibilità rococò declinante in un attento rigore classicista, presentando altresì elementi lessicali desunti dalla cultura primo seicentesca tipico di Domenichino e Francesco Albani: il nostro dipinto trae ispirazione proprio da un’opera di quest’ultimo, precisamene l’“Adone condotto da Venere dagli Amori”, realizzato nel 1621 da Albani per il duca di Mantova (Parigi, Musée du Louvre, inv. 12, https://collections.louvre.fr/en/ark:/53355/cl010062424 ). Nel nostro caso l’autore ha estrapolato il dettaglio della Venere con Cupido (in basso a destra nella composizione originale)
Entrandone nel dettaglio attributivo, possiamo collegare agevolmente la tela, realizzata nei primi del XVIII secolo, alla bottega del maestro Marcantonio Franceschini (Bologna 1648 - 1729), che sovente si confrontò con gli elementi lessicali desunti dalla cultura primo seicentesca, in particolare di Francesco Albani, giungendo ad una sensibilità classicista di livelli raffinatissimi.
Il tessuto pittorico, l'analisi delle forme, l'impostazione scenica, la tipologia dei volti e alcuni particolari morelliani, trovano evidenti punti di contatto e confronto con la migliore produzione dell'artista, che si dimostrò uno dei migliori interpreti dell'arte bolognese tra Sei e Settecento.


INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:
Il dipinto viene venduto corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.
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