Castelbarco

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Fima - Federazione italiana mercanti d'arte

Superba specchiera, di dimensioni importanti, riccamente scolpita, laccata e dorata

Attribuita ad Andrea Brustolon (Belluno 1662 - 1732)

Superba specchiera, di dimensioni importanti, caratterizzata da un ricco intaglio a volute d’acanto

Attribuita alla bottega dell’ebanista Andrea Brustolon (Belluno 1662 - 1732)


Venezia

Epoca Luigi XIV, fine XVII - primi XVIII secolo


Legno finemente intagliato, laccato e dorato

Specchio con argentatura al mercurio


Dimensioni massime: 170 x 138 cm.

D21-106 Venduto richiedi informazioni


Si tratta di una prestigiosa specchiera da parata, di dimensioni importanti, riccamente scolpita, dorata e laccata, che rappresenta un notevole esempio del repertorio decorativo tipico del Luigi XIV; E' realizzata con elementi di particolare sontuosità per la risoluzione dell’intaglio, inserendosi nel periodo tardo Barocco come rara espressione dell’estrosa ebanisteria veneziana di fine Seicento o dei primissimi del Settecento.

Tale opera d’arte, virtuosistica nel disegno architettonico e di altissimo valore artistico, può conferire ulteriore importanza ed eleganza ad un ambiente di prestigio, destinata a chi desidera possedere un oggetto non solo prezioso, ma unico nel suo genere.

Per dimensioni, qualità di lavorazione e stato di conservazione si qualifica pertanto come esemplare praticamente introvabile.

La doratura in contrasto con la laccatura nera, conferisce un lucore alla cornice di grande suggestione.

La densità della decorazione è un elemento caratteristico dell’evoluzione dello stile barocco veneto nella seconda metà del Seicento, come emblema di sfarzo e potenza.

Entrando nel dettaglio della sua provenienza, per la qualità e la rarità della struttura e la esecuzione di estrema raffinatezza, l’arredo si inserisce agevolmente nella produzione dell’ebanista veneziano Andrea Brustolon.

Dal punto di vista strutturale, l’intaglio è costituito da ampie e carnose volute di foglie d’acanto, dai quali fanno capolino dei putti fluttuanti che sembrano aggrapparsi sui rigogliosi racemi e due importanti figure muliebri, probabilmente due nereidi, coi seni scoperti, secondo un modello classico che si ritrova in molti disegni predisposti dal Brustolon.

L’enfasi stilistica posta dall’intagliatore nel modellare la continua trasformazione dei motivi decorativi della cornice, appare segno certo della mano dell’illustre maestro veneziano.

Questo tipo di lavorazione a volute ‘tripudio d'acanto’, arditamente intagliato è stato prodotto in vari centri in Italia tra la fine del XVII e la prima metà del XVIII secolo, da Roma, culla del Barocco grazie alla scuola di Gian Lorenzo Bernini, fino a giungere in Veneto, appunto con le opere della bottega dei Brustolon. Nel 1679 è infatti documentato un breve soggiorno di Andrea Brustolon a Roma, dove viene "naturalmente" influenzato dalla figura del grande Bernini, 

Tornando a Venezia, vi importò la poetica berniniana seppur con una interpretazione personale e originale, annoverando tra i suoi committenti le famiglie nobili più influenti della città lagunare, tra cui i Correr, i Pisani ed i Venier.


L’opera, come ogni contro oggetto, viene corredata di un expertise di autenticità fotografico a norma di legge (FIMA).

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