Castelbarco

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San Sebastiano

Daniele Crespi (Busto Arsizio, 1597-1600 – Milano 1630) cerchia di

Pittore lombardo dei primi del Seicento
Daniele Crespi (Busto Arsizio, 1597-1600 – Milano 1630), Cerchia di

San Sebastiano

olio su tela

Misure: 82 x 60 cm.
In cornice 100 x 79 cm.
D25-154 IN ANTEPRIMA richiedi informazioni

San Sebastiano, soldato e martire di Cristo, è una figura suggestiva che ritorna nell’arte con incredibile frequenza come uno dei santi più rappresentati della Chiesa cattolica. Protettore contro le pandemie, anticamente ritenute segni della collera celeste imposte al mondo per le sue colpe, venne per tale ragione copiosamente raffigurato soprattutto tra XVI e XVII Secolo.

Immortalato nel momento del suo martirio, a seguito della condanna a morte inflittagli da Diocleziano, il Santo è qui raffigurato con grande realismo: la scena, fedele all'iconografia classica, lo ritrae legato al tronco di un albero, con le mani giunte e sollevate sopra la testa, e sofferente con una freccia che gli trafigge le carni.

La composizione concentra l'attenzione sull'anatomia muscolare del Santo e sulla sua espressione: spesso raffigurato come un bellissimo giovane nudo con un leggero panneggio intorno ai fianchi, divenne nel Rinascimento e nel Barocco un pretesto per gli artisti per rappresentare l'ideale estetico del corpo maschile. Più che un martire sofferente, a volte appariva come un eroe classico, con un "fascino equivoco" che lo rendeva particolarmente accattivante per gli estimatori d'arte. 

Sebbene l'iconografia tradizionale preveda che sia trafitto da frecce, in questo specifico dipinto ve è visibile solo una. Il focus è interamente sull'espressione emotiva e sulla resa anatomica del corpo, in lotta tra la vita e la morte.

Di grande impatto emotivo l’intensità che trapela dal suo corpo, illuminato da una luce potente che dà risalto alla sua figura e ne illumina il corpo ed il volto con gli occhi rivolti al cielo, in un’ardente espressione sentimentale di drammatica attesa;

Il marcato realismo ne riconducono la paternità alla scuola pittorica lombarda dei primi del Seicento, periodo artistico straordinariamente felice che, proprio nella prima metà del secolo, ha visto succedersi una schiera di eccellenti artisti, rendendo sotto ogni rispetto Milano uno dei centri nevralgici e più influenti della pittura italiana dell’epoca.

I caratteri della tela, ed in particolare i tratti fisionomici del volto contraddistinto da un forte photos, sono elementi che richiamano lo stile di Daniele Crespi (Busto Arsizio 1598 – Milano 1630), tra i maggiori esponenti del Seicento milanese, con un  
modo pittorico che sembra distaccarsi progressivamente dalla corrente ancora manierista in voga, verso un classicismo di matrice carraccesca.


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