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Ritratto equestre di Emanuele Filiberto I, Duca di Savoia (Chambéry, 1528 – Torino, 1580)

Jan Kraeck (Haarlem 1540 circa – Torino 1607) Bottega di

Jan Kraeck, in Italia Giovanni Caracca
(Haarlem 1540 circa – Torino 1607)
Bottega di

Ritratto equestre di Emanuele Filiberto I, duca di Savoia (Chambéry, 1528 – Torino, 1580)

Olio su tela
cm. 148 × 122 - Con cornice cm. 165 x 139

L'opera è inoltre corredata da una perizia redatta dalla dottoressa Arabella Cifani, che lo riconduce ad un allievo del maestro, Giulio Maino (1570-dopo il 1643)
D23-051 € 16.000 richiedi informazioni

L’effigiato di questo affascinante ritratto equestre è Emanuele Filiberto I, Duca di Savoia (Chambéry, 1528 – Torino, 1580), immortalato in età adulta, fiero intento a governare il suo cavallo impennato, nella sua sontuosa armatura cerimoniale ornata da fasce finemente cesellate a fondo dorato. Porta capelli corti, barba e baffi appuntiti, con un’ampia gorgiera che gli cinge il collo.

Il primo del suo nome nella dinastia, detto “Testa di Ferro” per la sua tempra non comune, fu astro di prima grandezza della storia nazionale del Cinquecento. Nipote, tramite la madre Beatrice del Portogallo, dello zio acquisito Carlo V d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero, Emanuele Filiberto I fece le sue prime esperienze al servizio di questo, per poi ereditare il Ducato di Savoia alla morte del padre Carlo II (1553). In politica estera, pur restando fedele alleato degli Asburgo di Spagna cui era legato per il tramite della madre, riuscì a stringere ottime relazioni diplomatiche con la Svizzera e con la Francia (sposò Margherita di Valois, figlia del re francese Francesco I).

Protesse i letterati e gli artisti, seguendo un indirizzo condiviso ed ampliato dal figlio Carlo Emanuele. Torquato Tasso si rivolse al Duca come al più valoroso e glorioso Principe d’Italia, offrendo a lui i suoi servizi, e dedicò un sonetto al suo giovane figlio Carlo Emanuele, sul cui capo presagiva vittoriose corone.

Il bel ritratto che vi presentiamo spicca per la posa del nostro prestante cavaliere, che si slancia simbolicamente sul dorso del suo destriero verso le imprese belliche, mentre impugna il canonico bastone del comando.

L’armatura, nella sua sfarzosità e ricchezza, richiama quelle invalse nella corte spagnola e presso gli Asburgo, come dimostrano i ritratti di artisti attivi per i re spagnoli tra Cinquecento e Seicento: i celebri Carlo V a cavallo di Tiziano (1548, Museo del Prado), il Ritratto equestre di Carlo V d'Asburgo (1620 ca, Uffizi, Firenze) e il Ritratto di Carlo I d'Inghilterra (1640, Museo del Prado), entrambi questi ultimi di Van Dyck, con una tipologia di ritratto che glorificava e risaltava la forza e la magnificenza del regnante immortalato.

L’opera è certamente realizzata da un autore/collaboratore della bottega del pittore fiammingo Jan Kraeck (Haarlem 1540 – Torino 1607), conosciuto con il nome italianizzato di Giovanni Caracca, attivo principalmente come pittore presso la corte sabauda, lavorando sia al servizio di Emanuele Filiberto che per il figlio Carlo Emanuele I di Savoia tra il 1568 e il 1607, impegnato nei cantieri di maggiore rilievo promossi dalla dinastia.

Durante la sua permanenza alla corte sabauda Caracca realizzò numerosi ritratti, ed in particolare è doveroso menzionare la serie dedicata alla raffigurazione dell’intera genealogia dei conti e poi duchi di Savoia, commissionati all'inizio del Seicento da Carlo Emanuele I per la sua Grande Galleria (che univa il Castello a Palazzo Ducale), che vennero però distrutti dall'incendio del 1659.

Il ritratto equestre di Emanuele Filiberto I, in particolare, fu infatti replicato da Caracca e dalla sua bottega in più occasioni, uno dei quali proprio per la Grande Galleria, per la quale dipinse anche l'immagine del figlio Carlo Emanuele I; tale serie di tele, con ritratti rigorosamente a cavallo, come aveva disegnato lo stesso caracca, avrebbe dovuto inizialmente figurare al di sopra degli armadi guardaroba, con gli effigiati che spiccavano maestosi dall'alto del grande corridoio.

La produzione ritrattistica del nostro pittore fu fortemente influenzata dall'incontro con gli artisti attivi presso la corte spagnola, nel 1585, in occasione delle nozze tra Carlo Emanuele I e l’Enfanta di Spagna Caterina Michela, figlia di Filippo II. L'incontro con i ritrattisti alla corte di Spagna orientò la sua produzione, inizialmente basata soltanto sul modello della ritrattistica francese della fine del XVI secolo, verso i canoni del 'Ritratto di corte internazionale' con un occhio di riguardo alla pittura di Alonso Sanchez Coello ed Antonio Moro.

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:

Il dipinto viene venduto completo di una piacevole cornice ed è corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.

Ci occupiamo ed organizziamo il trasporto delle opere acquistate, sia per l'Italia che per l'estero, attraverso vettori professionali ed assicurati.

Qualora abbiate il desiderio di vedere questa od altre opere di persona, saremo lieti di accogliervi nella nostra nuova galleria di Riva del Garda, in Viale Giuseppe Canella 18. Vi aspettiamo!

Contattateci per qualsiasi informazione o per organizzare un a visita, saremo lieti di rispondervi.

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