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Jan Frans Van BLOEMEN, detto l'Orizzonte (Anversa 1662 – Roma 1749)

Paesaggio arcadico con figure e città fortificata sullo sfondo

Jan Frans Van Bloemen, L'Orizzonte
(Anversa 1662 – Roma 1749)

Paesaggio arcadico con figure in primo piano e una città fortificata in collina sullo sfondo



Dipinto ad olio su tela
misure: 76 x 98 cm.
incorniciato

 94 x 115 cm.

Provenienza:
 Roy Miles Galleria d’arte, Londra - Collezione privata, Vienna

D1206 Venduto richiedi informazioni

Questo rilevante paesaggio arcadico, di ampio respiro e classico formato da quadreria aristocratica, rimanda chiaramente alla mano di uno dei più grandi pittori di paesaggio attivi a Roma tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, Jan Frans Van Bloemen detto L'Orizzonte.

L’opera rispecchia un esempio emblematico del paesaggismo bloemeniano, dove è possibile rintracciare i punti salienti della sua pittura, come ad esempio gli orizzonti risplendenti dai mutevoli giochi di luce e ombra, le colline baciate da una luminosità pastello e quasi fiabesca, il verde intenso della vegetazione e i tipici tocchi di luce cadenzati tra le fronde degli alberi, così come le montagne sullo sfondo, intrise di luce.

La struttura della composizione, con l'abitato fortificato in collina, ricorda le contrade laziali fra Orvieto ed Orte, richiamando alla mente la zona di Tivoli, una delle località predilette durante il Grand Tour.

Di origini fiamminghe, il Van Bloemen apprese l’arte del disegno nella sua patria studiando inizialmente con Anton Goubau. Dopo un soggiorno parigino documentato tra il 1682 e il 1684, si trasferì in Italia con il fratello Pieter (anch’esso pittore, noto con il soprannome di «Stendardo»), passando da Torino a Roma, città quest’ultima dove risiedette stabilmente, eccettuato un breve viaggio nell’Italia meridionale.

Dopo un esordio tutto orientato verso l’esecuzione di paesaggi marcatamente dughettiani, egli acquisì nella Roma di fine Seicento una fama straordinaria di paesaggista, conquistando il soprannome di «Orizzonte». Le sue tinte vivaci, brillanti, tendenti a volte ai toni pastello, andarono via via a spodestare l’egemonia delle tonalità brune e dei fondali scuri tipici del suo celebre predecessore Dughet.

Sopraggiungono inoltre le suggestioni stilistiche che aveva mutuato da colleghi pittori come Claude Lorrain e Jacob de Heusch, senza dimenticare Andrea Locatelli, suo acerrimo rivale nella rivendicazione del ruolo di massimo esponente di quel genere nell'Urbe.

A causa dell’ambientazione prettamente idilliaca dello scenario presentato, permeata da suggestioni oscillanti tra la mitologia e la realtà, e con la loro atmosfera atemporale che richiama il mito dell'Arcadia, è possibile desumere che l'opera in esame sia stata eseguita nella fase avanzata della sua carriera, quindi nella prima parte del XVIII secolo.

L'opera verrà accompagnata da expertise del Prof. G. Sestieri (Roma)
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