Castelbarco

Galleria Antiquaria

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Andromeda e il mostro

Pittore attivo a Roma, fine XVI - inizi XVII secolo

Pittore attivo a Roma
fine XVI - inizi XVII secolo


Andromeda e il mostro

Olio su tela

137 x 102 cm.
In cornice 152 x 118 cm.
D23-080 € 11.000 richiedi informazioni

Il soggetto del dipinto, derivato dalle Metamorfosi di Ovidio, si ispira al mito della principessa Andromeda, figlia del re d’Etiopia Cefeo e della regina Cassiopea.

La sfortuna dell’eroina fu quella di avere una madre che lodava la propria bellezza come superiore persino a quella delle Nereidi, le ninfe del mare figlie del dio Poseidone. Secondo la mitologia, la giovane fu pertanto incatenata ad una rupe, ed offerta in sacrificio al terribile mostro inviato per placare le ire delle ninfe, offese dall’imperdonabile superbia di Cassiopea.

Si consideri che la raffigurazione di questo mito, ed in particolare il suo punto culminante con Andromeda offerta al mostro, ebbe grande fortuna nella pittura barocca romana del tardo Cinquecento e del primo Seicento, spesso commissionato come soggetto per arredare le sontuose stanze private degli aristocratici palazzi dell'Urbe.

La bellissima fanciulla è qui raffigurata secondo un'iconografia particolarmente cara agli artisti di questo periodo, con la sua posa che evoca le dee classiche, incatenata a una roccia e, proprio come descritta dalle parole di Ovidio, di grande sensualità.
‘’appena la vide (Perseo, il suo liberatore) legata con le braccia alla dura roccia, se non fosse stato per un lieve vento che le muoveva i capelli e per il tiepido pianto che le scendeva dagli occhi, l’avrebbe creduta una statua di marmo … senza saperlo prese fuoco e restò attonito e rapito dall’immagine di bellezza vista …’’ (Metamorfosi IV, vv. 672-683).

Nuda, con un velo trasparente all’altezza del pube, le mani legate alla roccia sulla riva e il volto teso per la paura del pericolo imminente, con il mostro marino dalle fauci spalancate a cui dovrà essere sacrificata, così la troviamo in questo dipinto, prima che giunga Perseo a salvarla. Considerando quindi il contesto di riferimento, la tela sembra creata come pretesto per offrite all’osservatore un immagine di un nudo femminile estremamente sensuale, quasi erotico, come oggetto di piacere da parte di mecenati aristocratici del XVI e del XVII secolo, che ben si dilettavano a possedere tali composizioni e sfoggiarle nelle proprie collezioni.

Nonostante le sue origini etiopiche infine, Andromeda è qui immortalata con la pelle candida, dettaglio che doveva così strizzare l’occhio ai gusti ed ai canoni estetici della committenza, che non avrebbe certo gradito una figura dalla pelle nera come bellezza da ammirare.

L’opera, che va attribuita alla mano di un autore attivo a Roma a cavallo dei due secoli, trae iconograficamente ispirazione dalla figura di Andromeda realizzata da Polidoro da Caravaggio, in uno degli affreschi della facciata del Palazzo del Marchese del Bufalo-Cancellieri, un tempo situato nei pressi di Fontana di Trevi (imm.1) (https://www.museodiroma.it/it/opera/perseo-libera-andromeda). La figura del mostro con le fauci spalancate prende spunto invece dall’incisione raffigurante Andromeda e il mostro di Agostino Carracci, risalente al 1590 circa (imm.2) (https://catalogo.beniculturali.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0500260761-7).


INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:

Il dipinto viene venduto completo di una piacevole cornice dorata ed è corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.

Ci occupiamo ed organizziamo il trasporto delle opere acquistate, sia per l'Italia che per l'estero, attraverso vettori professionali ed assicurati.

Qualora abbiate il desiderio di vedere questa od altre opere di persona, saremo lieti di accogliervi nella nostra nuova galleria di Riva del Garda, in Viale Giuseppe Canella 18. Vi aspettiamo!


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