Castelbarco

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Fima - Federazione italiana mercanti d'arte

Diana cacciatrice con i suoi levrieri

Giovanni Francesco Guerrieri (Fossombrone, 1589 – Pesaro, 1657), Attribuibile a

Pittore caravaggesco del XVII secolo

Attribuibile a Giovanni Francesco Guerrieri (Fossombrone, 1589 – Pesaro, 1657)

Diana cacciatrice con i suoi levrieri


Olio su tela

104 x 70 cm.
In cornice 115 x 82 cm.


D22-070 Venduto richiedi informazioni


Una bellissima Diana, divinità romana della caccia e della nascita, viene immortalata con maestria in questo pregevole dipinto, accompagnata da due dei suoi fedeli levrieri.

Ritratta come un'avvenente giovane fanciulla dalla forte sensualità, maliziosamente discinta con parte del seno scoperto, è anche identificata con la divinità lunare Selene, come suggerisce l’attributo della falce lunare che splende tra le perle che le adornano i capelli.

La splendida torsione del busto della donna è ulteriormente enfatizzata dalla figura dei levrieri al suo fianco, che non fungono solo da mero, seppur imprescindibile, attributo iconografico, ma assurgono al ruolo di veri comprimari della composizione e con quel movimento istintivo del collo sembrano voler partecipare alla curiosità della padrona.

Nella pittura Barocca il cane da caccia, data l’eleganza innata, divenne un simbolo irrinunciabile di prestigio e ostentazione per l’aristocrazia, con il risultato di comparire spesso in ritratti nobiliari; era inoltre foriero di un significato prevalentemente allegorico, come una personificazione di nobili sentimenti quali amicizia e fedeltà.

L’opera, che manifesta una interessante forza espressiva, testimoniando il gusto del pittore per uno spiccato naturalismo, restituito attraverso una suggestiva commistione di influenze attinte sia dal mondo caravaggesco che da quello fiammingo.

Non stupisce pertanto che la tela, collocabile entro la metà del XVII secolo, sia ascrivibile a Giovanni Francesco Guerrieri (Fossombrone, 1589 – Pesaro, 1657), figura di spicco della pittura seicentesca marchigiana, artefice di una straordinaria cultura figurativa, ricca di esperienze fiamminghe, toscane e romane, con reminescenze che ci conducono al caravaggismo di Orazio Gentileschi.

A nostro avviso, la tela in esame potrebbe essere verosimilmente ricondotta ad uno dei soggiorni romani del maestro marchigiano, più volte presente nella città papale, come ad esempio nel periodo in cui venne appositamente chiamato dal principe Marcantonio Borghese per decorare alcune sale di Palazzo Borghese a Campo Marzio (intorno al 1617), ideando ampie decorazioni a tema profano, con Sibille e figure mitologiche, realizzati con l’ausilio  di numerosi collaboratori, molti sei quali fiamminghi.


Stato di conservazione:

La tela  si trova in buono stato di conservazione con alcuni segni del tempo lungo i bordi che non influiscono sulla perfetta lettura del soggetto.


INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:

L’opera viene venduta corredata di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.

Ci occupiamo ed organizziamo il trasporto delle opere acquistate, sia per l'Italia che per l'estero, attraverso vettori professionali ed assicurati.

È anche possibile vedere il dipinto nella galleria di Riva del Garda, saremo lieti di accogliervi per mostrarvi la nostra raccolta di opere.


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