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La Toeletta di Venere

Francesco Albani (Bologna 1578 - 1660), bottega di

La Toeletta di Venere
Francesco Albani (Bologna 1578 - 1660), bottega di

olio su tela

62 x 76 cm.
incorniciato 70 x 84 cm. (cornice dell'epoca)

D23-107 € 4.900 richiedi informazioni

Il dipinto proposto, raffigurante la Toeletta di Venere, è attribuibile ad un maestro attivo nel XVII secolo e formatosi sugli esempi stilistici e compositivi del bolognese Francesco Albani.

La sua formazione avviene in un primo momento nella bottega bolognese dell'artista fiammingo Denijs Calvaert e successivamente nell'Accademia dei Carracci, dando modo al pittore di contribuire alla diffusione del classicismo bolognese, fornendone una interpretazione che, nell’ultima parte della sua carriera, suonò più idilliaca e compiacente al gusto più intimo dei committenti. È per tale ragione, infatti, che l’aspetto più intenso e produttivo della bottega dell'Albani va ravvisato nei dipinti mitologici, piuttosto che in quelli a tema religioso.

La composizione in esame trae inspirazione da diverse opere con soggetto analogo eseguite da Francesco Albani: tra queste, naturalmente, la ‘Toeletta di Venere’ e ‘Venere nella fucina di Vulcano’, conservate alla Galleria Borghese di Roma, facenti parte di un ciclo di quattro tondi, ognuno associato ad una stagione, o ancora la ‘Toeletta di Venere’ del Museo del Prado (Madrid).

Il classicismo del Seicento proponeva opere d'arte idealizzate, eteree e idilliache, che si ispiravano ai grandi maestri del Rinascimento come Raffaello e Tiziano e trattavano spesso temi tratti dal repertorio antico e dalla mitologia classica.

Nella nostra composizione, la dea Venere, seduta seminuda di tre quarti verso sinistra, con una torsione del busto è volta a guardare un putto alato alle sue spalle. Al suo fianco sono ritratte le Tre Grazie, una di loro sta scegliendo i gioielli da proporle, un’altra le sta acconciando i capelli mentre una senza pieno d’occhio un’amorino che sta svolazzando sopra la scena.

La scena infine, ambientata in un rigoglioso giardino arricchito da fontane zampillanti con sculture ed architettura classiche con alti colonnati, è costellata da una miriade di Cupidi alati ed amorini giocosi che animano la scena in modo disordinato, uno si prova i monili destinati a Venere, altri due intenti a giocare con uno specchio, un altro con un drappo sembra non riesca a liberarsi.

Il dipinto versa in condizioni di conservazione molto buone.
L'opera è accompagnata da una cornice antica, in buone condizioni.


INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI:

Il dipinto viene venduto corredato di certificato di autenticità e scheda iconografica descrittiva.

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